Il 22 agosto abbiamo consumato tutte le risorse della Terra

L’Earth Overshot Day quest’anno è arrivato con un mese di riardo a causa del lockdown, riducendo l’impronta di carbonio molte cose cambierebbero

Una magra consolazione: quest’anno le risorse del pianeta si sono esaurite più tardi rispetto all’anno scorso. L’Overshoot Day, è il giorno dell’anno in cui ufficializziamo il nostro debito con l’ ecosistema naturale, in base alle risorse che consumiamo. Nel 2020 è arrivato praticamente un mese dopo rispetto al 2019, precisamente il 22 agosto,

I lockdown, dovuti alla pandemia del Covid-19, hanno bloccato in casa le persone, facendo crollare a picco i consumi energetici di tutto il mondo. Era dal lontano 2005 che questo evento non giungeva così tardi.

Ma che cosa s’intende, di preciso, per Overshoot Day?

In realtà il concetto è molto semplice, si tratta del giorno preciso in cui l’umanità termina le risorse naturali che il pianeta produce in un anno. Il debito con la Terra, dunque, di anno in anno, continua a crescere, proseguendo di questo passo, l’Overshoot Day arriverà sempre prima, fino al punto che avremo prosciugato tutte le risorse della natura in pochissimi mesi.

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Si tratta soltanto di una magra consolazione però, come detto, perché questa riduzione non è un reale successo, non si tratta di un cambiamento strutturale, bensì soltanto di una ricaduta temporanea dovuta all’impatto del virus e delle misure imposte dai governi. In sostanza, il mese guadagnato, non è merito di noi umani, ma un mero effetto di una pandemia mondiale, in proiezione già vanificato il prossimo anno, se non interveniamo sul nostro modo di produrre, distribuire e consumare.

Il giorno del “sovrasfruttamento” del pianeta è calcolato dal Global Footprint Network, centro di ricerca internazionale fondato nel 2003 dall’ambientalista svizzero Mathis Wackernagel. Questo centro tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’uomo, calcolando effettivamente l’impronta ecologica della specie umana.

Il debito inizia esattamente il giorno in cui il mondo non riesce più a soddisfare i consumi di risorse che richiediamo per mangiare, produrre energia, assorbire l’inquinamento, vivere insomma. Da questo giorno in poi sfrutteremo fonti che la Terra non è in grado di rigenerare, di rinnovare.

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L’impronta del carbonio

In questo momento storico, la natura impiega un anno e otto mesi per rigenerare le risorse consumate in un anno. Utilizziamo, infatti, il 60% in più di quanto si possa rinnovare all’interno dello stesso anno. Il calcolo ci dice che è esattamente come se si consumassero le risorse di quasi due pianeti.

Gran parte dell’impronta ecologica umana è costituita dall’impronta di carbonio. Immettiamo in atmosfera molti più gas serra di quanti la Terra, attraverso foreste e oceani, riesca ad assorbire, gli effetti sono tutti sotto i nostri occhi. In questo devastante bilancio, dal 1970 ad oggi l’impronta di carbonio globale, misurata in ettari, è più che raddoppiata.

L’emergenza climatica è, insieme all’impressionante calo di biodiversità, il risultato di una folle e continua richiesta alla natura. Diminuire del 50% l’utilizzo del carbonio risulterebbe decisivo per i cambiamenti climatici e riequilibrerebbe richiesta e consumo di risorse, con le capacità produttive del pianeta, portando quasi in pari il bilancio, posticipando addirittura di 93 giorni, l’arrivo dell’Overshoot Day.

Il fotovoltaico è uno di quei sistemi che contribuisce ad una drastica riduzione dell’utilizzo di risorse carbonifere, utilizzando l’energia del sole per alimentare la vita sulla Terra.

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