Dynamo ed il design industriale italiano

Breve storia del design industriale italiano, fonte d’ispirazione per un prodotto che unisce l’eleganza al rispetto per l’ambiente

Si può iniziare a parlare di Design Industriale Italiano a cavallo dei due conflitti mondiali, esattamente in concomitanza con la fondazione della Biennale di Monza nel 1930 e della Triennale di Milano nel 1933.

Il primo vero prototipo ascrivibile al design industriale fu un elettrotreno realizzato da un progetto del responsabile della Triennale.
È proprio in questi anni che si realizzano i primi elicotteri, generando due nuovi ambiti di lavoro, un ambito ingegneristico legato alla crescita dei consumi, ed uno architettonico riguardante il processo progettuale.

Intanto, con la seconda guerra mondiale alle spalle, è  l’arredamento a permettere una diffusione sempre più epidermica dell’industrializzazione.

La prima vera e propria corrente legata al design industriale, sviluppatasi negli anni ’50, prende il nome di “Good Design” 

Il Good Design si basa sulla ricerca di corrispondenza tra forma e funzione, un concetto che verrà superato immediatamente nella decade successiva, non tanto per l’essenza della corrente, ma per l’utilizzo dell’espressione, considerata troppo elusiva.   

Ecco che sul finire degli anni ’60, si raggiunge un rapporto sempre più definito tra forma e funzione del prodotto di design, passando anche attraverso i tentativi di dar vita ad uno stile che prescinda dalle barriere di classe

MoMA, Museum of Modern Art di New York, un’esibizione chiamata “Italy” rappresenta il momento culminante del riadattamento del settore, durante il quale le creazioni di design industriale assumono le forme e i colori più svariati.

Giungiamo agli anni ’80 quando, dopo un decennio di blocco l’architetto Ettore Sottsass, con il Movimento di Memphis amplia e ridefinisce i concetti che avevano caratterizzato i vent’anni precedenti, aggiungendo una visione fondamentale, che sarà decisiva per gli sviluppi futuri: l’attenzione ai problemi ecologici.

Il design italiano ha attraversato tutto il XX secolo, risultando fortemente decisivo sul modo in cui la forma degli oggetti di uso quotidiano viene percepita nella società industriale contemporanea.

Il particolare metodo italiano ha sviluppato una cultura del design decisamente indipendente e ricca, coniugando l’illustre tradizione artigianale del paese ad una viva propensione alla sperimentazione, uno sguardo verso il nuovo, che in Italia è sempre costretto a  convivere con la fierezza del passato classico che osteggia la modernità.

La storia del design italiano non è ancora stata interpretata in modo esaustivo, non è stata inquadrata perfettamente nelle sue reali dimensioni culturali ed artistiche, molto è ancora da studiare e ridefinire. 

Il settore più vasto del design industriale italiano è, naturalmente, quello relativo al mobile e al complemento d’arredo, in questo ambito l’Italia è indiscutibilmente leader mondiale

Fra gli altri settori si trovano il design dell’illuminazione, il design automobilistico, e lo yacht design.

In un po’ di tutti questi settori rientra il particolare lavoro effettuato sul nostro concetto di fotovoltaico Dynamo Energies. I principi del design industriale italiano dell’arredo, dell’automobile, dell’illuminazione e dello yacht, si fondono con i valori di sostenibilità ambientale e transizione energetica, dando vita a oggetti che sono l’incontro tra l’oggetto di arredamento esclusivo ed il mezzo per produrre energia, sfruttando fonti rinnovabili.

Nel prodotto convergono così ideali di bellezza e gusto, concetti di rispetto per il pianeta e ottimizzazione delle risorse energetiche, il risultato è un impianto fotovoltaico insolito, che sfrutta la luce del sole per produrre energia, ma che riqualifica nel contempo gli spazi in cui si colloca, donando eleganza e destando curiosità e stupore. 

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